Autostima. Quanto la nominiamo con gli utenti dei servizi? Oppure, quanto la sentiamo nominare dai nostri terapisti, medici, care giver? Proviamo a capire meglio cos’è e perché è importante per il benessere dell’individuo.
Con la domanda “cos’è l’autostima ?” inizia un training metacognitivo che i terapisti conoscono bene, un training rivolto agli utenti, atto alla comprensione, in modo dinamico, di cosa sia effettivamente questo concetto e cosa significhi, come riconoscerla e come incrementarla. Il training in questione, è quello ideato da Stephen Moritz, il cosidetto Metacognition Training, ma molti altri strumenti affrontano questo concetto. Ebbene, ci siamo mai soffermati a pensare nello specifico al significato di tale parola?
Secondo Bascelli (2008) (1) sono tre gli elementi che la caratterizzano: l’individuo in un sistema che permetta un’autovalutazione, un aspetto valutativo vero e proprio che permette quindi di effettuare una valutazione di sé e un aspetto affettivo che permette quindi di fare valutazioni positive o negative. Sono vari gli studiosi che si sono approcciati a questo concetto e sono convenuti alla conclusione che per la creazione e strutturazione dell’autostima concorrono intanto strategie cognitive che attraverso valutazioni tra successi e aspettative (Bascelli, 2008) e interazioni con gli altri e quindi autoriflessioni (Cooley e Mead) creano e formano la personale autostima (1). Insieme a tutto ciò, vi sono due processi, quello del sé ideale (ciò che vorremmo essere) e quello del sé reale (oggettivamente ciò che siamo). Ciascuno di noi poi si valuta in base ad un confronto sociale, ad una capacità di auto-osservazione e ad una buona capacità di social cognition e abilità nell’attribuire significati a avvenimenti (1).
Continuiamo brevemente riportando quanto emerso in un articolo di qualche mese fa, pubblicato su Psicoadvisor, che vede l’autostima come un albero, composto da 4 rami, quello esistenziale, ovvero il valore che abbiamo perché esistiamo (valore intrinseco che ciascuno di noi forma già da bambino), il ramo dell’autostima psicologica, quella che nasce da ciò che noi facciamo bene, fatto quindi con perseveranza, amore ecc insomma, tutte le abilità psicologiche utilizzate al meglio; c’è poi il ramo dell’autostima materiale che si forma da ciò che si è riusciti ad avere (completamente opposto al ramo dell’autostima psicologica) e infine, l’autostima sociale, ovvero quello formato su un valore apparente, nato da quello che dicono e pensano gli altri di noi (2).
Questo breve excursus è solo uno spunto per una riflessione più lunga che vede in atto molti più fattori, tra cui ideali, distorsioni cognitive che giocano a minare la nostra autostima, caratteristiche specifiche di una bassa o alta autostima, il ruolo dei social network, il rapporto coni compagni di classe (bullismo ecc) e molto ancora. Trovate interessante l’argomento? Fatecelo sapere, potrebbe essere protagonista del prossimo articolo!
Con questo vi auguriamo un buon lavoro e un buon percorso terapeutico.
PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls
Dott.ssa Federica Bruno
Edit in Giugno 2019
1. Autostima, L'autostima è l' insieme dei giudizi valutativi che l'individuo dà di se stesso. Essa può essere costruita giorno dopo giorno attraverso strategie cognitive, Claudio Nuzzo, State of Mind-Il Giornale delle Scienze Psicologiche, https://www.stateofmind.it/tag/autostima/
2. i 4 rami dell’autostima: valere perchè si ha, si è, si esiste o perchè lo dicono gli altri? Ana Maria Sepe, Psicoadvisor-La psicologia in rete, 14 aprile 2019
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