In letteratura non esiste una definizione univoca di giftedness (plusdotazione), tuttavia è linea comune sostenere che concorrono diversi fattori oltre alla misura dell’intelligenza, come la motivazione, la persistenza e la creatività (6), il dominio in cui queste abilità eccezionali si manifestano, il contesto socio-culturale di riferimento (1). Il QI non è infatti in grado di definire in maniera univoca la plusdotazione, ponendosi semplicemente come indicatore probabile della sua presenza (5). Criterio maggiormente utilizzato, ma non universalmente accettato, è l’uso di un QI di 130 come cutoff (stimato al 2% della popolazione).
Le traiettorie di sviluppo dei bambini gifted sono estremamente eterogenee e spesso sono caratterizzate da asincronia tra il dominio cognitivo, emotivo e motorio (3). Possono infatti presentare goffaggine nella motricità fine e/o grossolana e un’immatura capacità di autoregolazione emotiva. Lo sviluppo disarmonico può portare ad un “profilo di vulnerabilità ai disturbi internalizzanti” (7). In realtà, ad oggi la letteratura internazionale riporta una visione dicotomica rispetto alla relazione giftedness e disturbi internalizzanti:
· giftedness come fattore di rischio di disadattamento psicosociale, a causa di alcune caratteristiche tipiche della plusdotazione come l’eccessivo perfezionismo, l’ipereccitabilità, l’estrema sensibilità a conflitti interpersonali con familiari e pari e l’isolamento sociale (sentirsi “out of place”);
· giftedness come fattore di protezione, in quanto le eccezionali risorse cognitive, un buon concetto di sé, un adeguato supporto familiare e sociale, permettono una maggiore resilienza e capacità di adattamento (2).
Uno studio in corso su un campione italiano di bambini gifted ipotizza come risposta alla contrapposizione delle due visioni, la possibile presenza di vulnerabilità in alcuni profili di bambini plusdotati (4), che va considerata come “indicatore del bisogno di interventi di tipo preventivo”, al fine di potenziare i fattori protettivi e contenere quelli di rischio, in modo tale che la vulnerabilità non sia la base per lo sviluppo della psicopatologia.
Per tali motivi, è fondamentale una valutazione clinica del funzionamento del bambingo gifted, che non si limiti al calcolo del quoziente intellettivo, ma che abbia come obiettivo il riconoscimento di peculiarità a livello psicologico, comportamentale e relazionale, significative per lo sviluppo e il benessere psicosociale del bambino. Un’analisi approfondita permette di non incorrere in misdiagnosis o diagnosi errate (8) e costituisce, d’altronde, una base per tutte le successive azioni di supporto al gifted, alla sua famiglia e ai suoi insegnanti.
Dott.ssa Elisabetta Terrone, Psicologa, Studio Psicologico e Riabilitativo, Propsy
Per
PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls
Bibliografia
1- Corndoldi, C. (2019). Bambini eccezionali. Superdotati, talentosi, creativi o geni. Bologna: il Mulino.
2- Eklund, K. Et al. (2015). Identifying emotional and behavioural risk among gifted and nongifted children. A multi gate, multi informant approach. School Psychology Quarterly, 30, 197-211.
3- Guenolè, F. et al. (2015). Wechsler profiles in referred children with intellectual giftedness: associations with trait-anxiety, emotional dysregulation, and heterogeneity of Piaget-like reasoning processes (http://dx.doi.org/10.1016/j.ejpn.2015.03.006).
4- Lucangeli, D. (2019). Gifted, la mente geniale. Riconoscere ed educare bambini plusdotati. Firenze: Giunti Scuola S.r.l.
5- Pfeiffer S.I. (2015). Essentials of gifted assessment. Hobeken (NJ): Wiley & Sons.
6- Renzulli, J. S., Reis S.M. (2005,2018). The three-ring definition of giftedness: a developmental model for promoting creative productivity. Conception of giftedness, 246-280. New York: Cambridge University Press.
7- Webb, J.T. (1993). Nurturing Social-Emotional Development of Gifted Children. In Heller K.A. et al (eds.). International Handbook of Research and Development of Giftedness and Talent. Oxford New York: Pergamon.
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