Nel corso della storia il ruolo della famiglia, nell’immaginario della psichiatria, ha oscillato tra concezioni opposte, a seconda che alla base dei disturbi psichiatrici venisse privilegiato l’aspetto biologico o l’aspetto ambientale e culturale. Nel primo caso la linea seguita era prettamente farmacologica, pertanto la famiglia non veniva coinvolta nel processo di cura; nel secondo caso, invece, era considerata ma come ostacolo, quasi fosse a tal punto oppressiva da mettere il paziente nel ruolo di “vittima” di un sistema disfunzionale, dal quale doveva essere allontanato e liberato, con un percorso di psicoterapia o di integrazione in un contesto sociale sano (1). Gli stessi psicoanalisti hanno assunto posizioni diverse rispetto ai familiari dei pazienti in trattamento (Parloff,1961) , da quella più tradizionalista che escludeva qualunque coinvolgimento familiare, a quella meno rigida che riconosceva la presenza di “relazioni patogene” (Morel,1860) e includeva pertanto la presenza della famiglia nel trattamento. Il Gruppo di Palo Alto (Bateson,1965) dimostrò l’esistenza nelle famiglie degli schizofrenici di modalità comunicative ambigue e “paradossali” e più o meno negli stessi anni l’antropologo George Brown, partendo dall’osservazione di alcuni pazienti psichiatrici dimessi e reinseriti nelle proprie famiglie, affermava come il numero di ricadute fosse maggiore rispetto a pazienti che non rientravano in famiglia. è da queste osservazioni che elabora nel 1972, il concetto di “Emotività Espressa”. Gli importanti studi su “Emotività Espressa” evidenziano quanto la preoccupazione dei familiari relativa ai sintomi e le pressioni esercitate sul paziente affinchè migliori, determinino uno stress continuo che va ad aumentare il carico oggettivo e soggettivo della famiglia (2) . Lo stress familiare è stato valutato con indici quali l’ Emotività Familiare Espressa (3) e il Carico Familiare (4). Numerose ricerche hanno messo in luce che il livello di stress familiare è un fattore di rischio per l’insorgere di episodi schizofrenici e depressivi maniacali (5). Gli studi sull’Emotività Espressa e sul Carico Familiare hanno condotto alla nascita di un modello complesso, che superando il rischio di colpevolizzazione dei familiari e la visione puramente biologica della malattia, comincia a riconoscere gli utenti e le loro famiglie come attori che partecipano alle scelte ed alle politiche del Servizio (6). Nell’attuale immaginario della psichiatria, pertanto, una “cultura della famiglia come risorsa” è una premessa necessaria anche per evitare soluzioni drastiche ed improduttive, i familiari vengono considerati co-terapeuti nel processo di cura del paziente, a condizione di essere sostenuti ed accolti nella loro sofferenza (7). Non bisogna mai dimenticare che dietro ogni paziente psichiatrico che soffre, vi è una famiglia che soffre, lavorare con quest’ultima, quindi, vuol dire lavorare per il benessere del paziente, ma anche per quello della sua famiglia (8).
Edit in 2020
Dott.ssa Gabriella Matrundola
Per
PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls
Bibliografia
1) Bertrando P., Toffanetti D., Storia della terapia familiare. Le persone, le idee. Raffaello Cortina editore, Milano 2000
2) Bauer R, Gottfriedsen G., Binder H., et al. Burden of caregivers of patients with bipolar effective disorders. Am J Orthopsychiat 2011
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