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Il Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica e i luoghi della psichiatria: il TeRP nel SPDC

Continuano le nostre interviste a colleghi impiegati nei vari servizi psichiatrici sul territorio nazionale. Questa volta, abbiamo intervistato la collega Dott.ssa Carola Di Taranto, Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica presso l’ S.P.D.C. del Policlinico Tor Vergata, nonché Direttore del Corso di Laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica presso l’Università degli Studi di Tor Vergata.


1) Nella Sua esperienza, come si sviluppa il percorso di recovery di un utente in carico in un S.P.D.C.?

La recovery è un percorso nel quale avvengono molteplici cambiamenti e trasformazioni. Il termine recovery, che supera senza invalidare quello della riabilitazione, si basa sull’idea che la malattia mentale non sia immutabile e non cristallizzi la persona in un’invalidità permanente. Tale concetto si identifica, infatti, con lo sviluppo di potenzialità personali e con l’assunzione di un ruolo soddisfacente all’interno della società. (Gagne, C. A., White, W., & Anthony, 2007; Carozza 2010). Essendo un processo che può durare anche tutta la vita è difficile che si possa esaurire solo con un operatore o all’interno di un unico setting terapeutico o riabilitativo.

In S.P.D.C. la maggior parte dei trattamenti riabilitativi che proponiamo sono interventi psicoeducativi mirati alla consapevolezza di sé e della propria patologia e interventi metacognitivi che rendono più fluidi i processi cognitivi scardinando pensieri rigidi e spesso disfunzionali. È evidente come i ricoveri, che hanno durata di circa quindici giorni, permettano un lavoro con il paziente maggiormente focalizzato sulla “crisi” in atto e sulle necessità attuali ma può essere efficace nel lungo termine nella misura in cui il paziente aumenti l’aderenza al trattamento farmacologico, psicoterapico e riabilitativo dopo la dimissione. Il nostro lavoro quotidiano rientra, pertanto, nel processo di recovery della persona qualora si riesca a fare rete con i servizi pubblici e privati al quale il soggetto si rivolge quando decide di affidarsi.


2) Che tipo di obiettivi si perseguono in un SPDC?

Il ricovero in un reparto psichiatrico spesso viene vissuto dalla persona come una punizione (che provoca rabbia per l’ingiustizia o colpa per ciò che è stato fatto) o come una liberazione da situazioni esterne soverchianti. Uno degli aspetti più complicati in S.P.D.C. è la condivisione degli obiettivi con il paziente che tende a formularli completamente allineati e congrui al suo attuale stato di malattia.

L’S.P.D.C. con le sue restrizioni e l’intensità della cura risulta essere un luogo deputato a fornire sicurezza, idonee cure farmacologiche, allontanamento momentaneo da situazioni stressanti e normalizzazione dei propri vissuti attraverso la condivisione con altri pazienti. Conditio sine qua non per la dimissione è comunque la stabilizzazione sintomatologica e la presa in carico del paziente da parte del Centro di Salute Mentale con condivisione del progetto terapeutico.


3) Come si inserisce il TeRP in un percorso del genere? Qual è il ruolo di una figura come quella del Terp in un SPDC?


Una persona che soffre di una malattia mentale evidenzia una propria complessità a cui si deve necessariamente rispondere con una rete di figure sanitarie in cui ognuna porta la sua competenza. Mi ritengo fortunata perché ogni giorno ho l’opportunità di svolgere la mia professione di TeRP in un S.P.D.C. che è stato aperto, nel dicembre 2016, integrando fin da subito tra i suoi servizi la riabilitazione psichiatrica, investendo ancora oggi sul nostro lavoro. Questo ha sicuramento aiutato nel compito che spesso abbiamo, essendo una professione giovane, di farci conoscere dagli altri professionisti.

La finalità della riabilitazione psichiatrica, in un momento in cui la persona percepisce un vissuto così intenso da richiedere un ricovero, è proprio quella di aiutare il paziente a comprendere come una “crisi” possa essere un’opportunità. Questo lo si può ottenere attraverso trattamenti, individuali e di gruppo, con i pazienti, colloqui con i familiari, cooperazione continua con medici, infermieri e psicologi e con una flessibilità personale.


Edit in 2020

Dott.ssa Carola di Taranto

Per

PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls

Bibliografia

Gagne, C. A., White, W., & Anthony, W. (2007). Recovery: A common vision for the fields of mental health and addictions. Psychiatric Rehabilitation Journal, (31) 32-37.

Carozza P. (2010), Psichiatria di comunità tra scienza e soggettività. Linee di pratica clinica nei servizi di salute mentale, Franco Angeli.

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