Continuano le nostre interviste a colleghi impiegati nei vari servizi psichiatrici territoriali. Questa volta, abbiamo intervistato la collega Dott.ssa Teresa De Carlo, TeRP presso il CSM Area 1 - Molfetta DSM ASL Bari.

Nella Sua esperienza, come si sviluppa il percorso di recovery di un utente in carico ad un CSM?
Ormai da tempo tutti i Servizi di Salute Mentale si stanno allineando all’idea di voler offrire servizi orientati alla recovery; tuttavia il percorso è davvero lento, impetuoso e mai lineare, soprattutto nei riguardi di utenza che si affaccia al servizio dopo anni di malattia non trattata e, se trattata, in maniera molto discontinua. In molti casi parliamo di corsi e ricorsi clinici, addii e ritorni clinici. A volte si fatica a trasmettere l’ottica della recovery nell’utenza in trattamento, che culturalmente è impostata su un modello di cura subìto e che “pretende” che quel tipo di trattamento da solo soddisfi l’esigenza terapeutica senza la compartecipazione e l’investimento personale dell’utente nel suo percorso di cura. Come enunciato nella rivista Una città, Le domande vengono prima delle risposte: “La cittadinanza, intesa come esercizio effettivo, concreto, dei propri diritti, sta alla base del concetto di recovery al cui centro c’è la persona, che è la risorsa più importante per la sua guarigione; dare autonomia non vuol dire abbandonare le persone al proprio destino né pretendere che sia lo Stato a provvedere”[1], credo che il concetto di recovery vada molto in sintonia con il concetto di cittadinanza attiva, ovvero conferire know how e strumenti utili per promuovere l’autogestione della malattia, così come la partecipazione alla definizione dei propri servizi di cura. Pertanto, al fine di ottimizzare e massimizzare i benefici di tale percorso, si fa appello, soprattutto nei casi di grande complessità clinica, alla messa a punto di un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato, che miri alla massima condivisione con l’utente e la famiglia d’origine per il recupero funzionale e la creazione di reti di supporto ecologiche.
Che tipo di obiettivi si perseguono in un CSM?
Gli obiettivi perseguiti nel Centro di Salute Mentale sono eterogenei e direttamente proporzionali al tipo di utenza che fa accesso a questo tipo di servizio. In questi ultimi anni in particolare si registra uno spartiacque significativo nella manifestazione fenomenologica della patologia e delle esigenze terapeutiche: ad oggi in carico al servizio pubblico si annoverano i superstiti manicomiali, l’utenza cronica e la generazione degli esordi che obbliga il servizio stesso ad un suo continuo update, generando collaborazioni trasversali soprattutto con i servizi delle Dipende Patologiche. In generale il CSM si preoccupa di offrire servizi di diagnosi, cura e riabilitazione che allentino la cronicizzazione della patologia e servizi di carattere socio-assistenziale, laddove la sintomatologia psichiatrica diventa residuale, ma le condizioni di deprivazione economica e familiare impongono una stretta collaborazione con i distretti socio-sanitari e i Servizi Sociali comunali.
Come si inserisce il TeRP in un percorso del genere? Qual è il ruolo di una figura come quella del Terp nel CSM?
Nel CSM il TeRP, attua percorsi di recovery condivisi in equipe multidisciplinare. Nello specifico il TeRP affianca le valutazioni clinico-diagnostiche, stilando profili sul funzionamento personale e sociale dell’utente, sul quale si innesta il lavoro certosino di progettazione di interventi, come ad esempio la valutazione iniziale e in itinere di utenti che affrontano percorsi di cura in strutture psichiatriche ad alta, media o bassa intensità assistenziale e valuta in equipe l’appropriatezza degli interventi messi in atto dall’equipe della struttura riabilitativa. Gli interventi riabilitativi promossi nel Centro di Salute Mentale sono eterogenei, interventi di tipo individuale o di gruppo, cercando di introdurre aspetti tecnici sempre più avanzati in misura con le linee programmatiche sulla riabilitazione e il tipo di utenza che si tratta. In relazione alla mia esperienza lavorativa nel contesto di CSM, mi occupo dell’implementazione sia di interventi di tipo individuale di rimedio cognitivo e dbt skills, sia di tipo gruppale con attività che influiscono sull’incremento del funzionamento sociale, lavorando sulla componente psicoeducativa (gestione dei sintomi, assunzione farmaci, stile di vita sano), sulle componenti delle funzioni di controllo (attenzione, umore, motivazione) e sulle componenti sociali di cooperazione. Per tornare al concetto di recovery e cittadinanza attiva, il CSM promuove anche percorsi di inclusione socio-lavorativa, sperimentandola in forma di tirocini formativi presso Aziende pubbliche o private grazie ai fondi dei piani sociali di zona, riscontrando un notevole beneficio nell’evoluzione del quadro clinico e di funzionamento personale e sociale. L’ingresso dei TeRP all’interno delle strutture pubbliche ASL è relativamente giovane, pertanto la conoscenza del profilo professionale e delle sue relative potenzialità è ancora parziale; tuttavia la sensibilità a tale conoscenza, sta permettendo di implementare nuovi approcci evidence based nell’ambito della riabilitazione psichiatrica, in grado di ridefinire l’architettura dell’offerta dei servizi pubblici.
Edit in 2020
Dott.Ssa Teresa De Carlo
Per
PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls
[1] Barbara Bertoncin, Recovery e cittadinanza, Una città, Le domande vengono prima delle risposte, n.205/2013 Agosto - Settembre
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