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Il Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica e i luoghi della psichiatria: Il terp nel Centro Diurno

Sempre più, la figura del Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica, sta entrando negli organici dei vari servizi territoriali sanitari di salute mentale. Spesso si sentono interrogativi inerenti il ruolo del terp in servizi del genere, la funzione e l’importanza nel percorso di recovery degli utenti. In questo articolo abbiamo posto attenzione al ruolo e funzione del Terp nei Centri Diurni, intervistando direttamente la Dott.ssa Gabriella Matrundola, Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica presso il Centro Diurno del Csm di Campobasso.

1) Nella sua esperienza, come si sviluppa il percorso di recovery di un utente in carico ad un centro diurno?

La Mission del Centro Diurno presso cui lavoro è il recovery, delle persone affette da disturbo psichiatrico grave, a livello multidimensionale: clinico, soggettivo, funzionale e sociale, attraverso l’individuazione e la formulazione di obiettivi che mirino al miglioramento,al livello più alto possibile del funzionamento e all’acquisizione dell’empowerment del singolo individuo. Il percorso coinvolge non soltanto l’utente, ma anche la sua famiglia e la rete sociale di appartenenza, parti attive nell’elaborazione di un progetto riabilitativo personalizzato.

2) Che tipo di obiettivi si perseguono in un centro diurno?

Gli obiettivi che ci proponiamo nella nostra mission sono diversi: migliorare il funzionamento personale e sociale dell’utente, tenendo in considerazione le risorse in primis e le difficoltà individuali; promuovere la riattivazione dei circuiti affettivi, emotivi e cognitivi che il disturbo psichiatrico ha indebolito o disattivato, favorendo la ricostruzione di una propria identità personale con un’attenta ridefinizione dei bisogni individuali; ridurre il carico oggettivo e soggettivo del nucleo familiare di appartenenza; favorire la stabilizzazione del quadro psicopatologico attraverso l’acquisizione di strategie di fronteggiamento della patologia come previsto dal modello stress-vulnerabilità-coping; promuovere la costruzione di una rete sociale nel territorio di appartenenza dell’utente.

3) Come si inserisce il TeRP in un percorso del genere? Qual è il ruolo di una figura come quella del TeRP nel centro diurno?

Nella mia personale esperienza, mi sono da subito inserita in un gruppo eterogeneo di professionisti altamente formati secondo un orientamento teorico incentrato su un approccio bio-psico-sociale, espresso attraverso interventi cognitivo-comportamentali, basati sul modello stress-vulnerabilità. Il TeRP, pertanto, secondo la mia esperienza, si inserisce alla perfezione, come un tassello nel grande puzzle della rete della salute mentale, ponendosi sempre con un approccio di tipo maieutico. Gli interventi che andiamo a mettere in pratica quotidianamente sono prevalentemente di gruppo: Training sul Problem Solving, Training sulle Abilità Sociali (SST), Alfabetizzazione emozionale e cognitiva; ma anche approcci più individuali, quali: Training Cognitivo, Intervento Psicoeducativo integrato per la famiglia e l’utente, colloqui con i familiari per la condivisione e la verifica del progetto riabilitativo; colloqui clinici e/o di sostegno psicologico, questi ultimi, a cura del medico psichiatra responsabile del centro e della psicoterapeuta. Ogni tipo di intervento è preceduto da un’attenta valutazione attraverso la somministrazione di strumenti che vanno ad indagare in più aree: da quella clinica a quella cognitiva, psicologica, della sfera personale e sociale. Il terp, quindi lavora costantemente in equipe, confrontandosi con continui feed-back. Nel centro, però, il TeRP si dedica anche ad altri tipi di attività più laboratoriali quali: laboratori di arti espressive, cucina, computer, lettura del quotidiano, cura del sé, lettura, attività sportive svolte all’esterno del centro, riunioni mensili con l’associazione dei familiari, attività di socializzazione come viaggi e gite. Ognuna di queste attività è strutturata su degli obiettivi personali dell’utente che mirano alla generalizzazione nella vita quotidiana.


Vorrei concludere questa intervista con una dichiarazione di una persona affetta da schizofrenia, che mi tocca particolarmente, in quanto, a mio avviso, rispecchia a pieno la nostra "Mission":

Se riconosciamo e studiamo seriamente le nostre malattie,

se facciamo leva sulle nostre risorse, se lavoriamo per

ridurre al minimo le nostre vulnerabilità

sviluppando abilità di coping,

se affrontiamo le nostre malattie con coraggio e

lottiamo contro i nostri sintomi persistenti, possiamo gestire con successo

le nostre vite e conferire le nostre capacità alla società (Leete,1989).


Dott.ssa Gabriella Matrundola

Per

PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls


Edit in 2020

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