Spesso ci troviamo di fronte a cambiamenti, nostri o di chi ci è accanto. Spesso iniziamo percorsi che ci porteranno a cambiamenti, di vita, di abitudini, di lavoro, di salute. Ma cosa avviene? Qual è il processo del cambiamento? Questo articolo nasce dalla volontà di rendere più chiaro il tutto rivolgendosi a chiunque stia affrontando un percorso del genere e a chiunque stia seguendo utenti in un progetto che porterà la persona a cambiare dalla propria situazione iniziale ad una situazione nuova. L’argomento è molto complesso ed articolato, vi invito quindi ad approfondire il tutto lasciandovi incuriosire da questo scritto.
Iniziamo dicendo che uno dei modelli più apprezzati e seguiti in questo ambito è quello ideato nel 1977 dagli psicologi James Prochaska e Carlo Diclemente, il Modello Trans Teorico del Cambiamento (TTM) (1), modello che ha preso in esame 300 approcci psicoterapeutici integrandoli in maniera sistemica (2). Questo venne utilizzato inizialmente per ridurre comportamenti di dipendenza, oggi anche per promuovere comportamenti salutari (3). Punto forte di questo modello è la fruibilità di utilizzo e comprensione per ogni operatore, dando ruolo fondamentale alla motivazione.
Andiamo in ordine. Questo modello vede il processo del cambiamento composto da varie fasi: la precontemplazione, contemplazione, determinazione o preparazione, azione, mantenimento e risoluzione. Il tutto è adeguatamente temporalizzato (si ripensi alle caratteristiche di un obiettivo SMART), la fase del mantenimento entra al superamento del 6° mese in cui non si è più messo in atto un comportamento dannoso. Dopodichè si parla di veri e propri processi del cambiamento, individuati in 10 processi indipendenti tra loro, di cui cinque di ordine cognitivo esperienziale e cinque di ordine comportamentale. Strategie queste, spendibili dall’operatore per guidare la persona al cambiamento (3), in cui vengono prese in considerazione non solo la persona, ma anche l’ambiente e le amozioni. Non vengono tralasciati gli aspetti psicologici come la self efficacy (autoefficacia) e la cosiddetta bilancia decisionale che aiuta la valutazione di aspetti positivi e negativi di un determinato comportamento, come pure vantaggi e svantaggi nell’attuazione per ponderarne costi e benefici e superarne l’ambivalenza (3). è bene quindi tenere conto delle varie dimensioni in cui si muove il cambiamento, ovvero il comportamento, la cognizione e il contesto. Infine, uno sguardo particolare va alla motivazione che, come detto sopra, assume un ruolo fondamentale perchè vista come un continuum all’interno del processo stesso che può crescere o diminuire (1). Importante quindi è anche la presenza di colloqui motivazionali visti come facilitatori del processo del cambiamento dei comportamenti (3). Non dimenticare che motore di questo processo non è il perché cambiare, ma il come fare (1).
Tanti sono gli spunti di questo articolo, vi invito quindi ad approfondirne ognuno, perché ricco, stimolante e davvero utile per noi operatori (dandoci strategie e modalità di azione) e per gli utenti (dando loro oggettività e concretezza al loro progetto di cambiamento).
Buon lavoro.
PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls
Dott.ssa Federica Bruno
Edit in Maggio 2019
1) I 5 stadi del cambiamento, Francesco Rossi, Il Superuovo- fate l’umore con il sapere, 17 settembre 2018
2) Motivazione e Cambiamento: il lavoro col Modello TransTeorico di Prochaska e DiClemente. Il modello TransTeorico spiega gli stadi e i processi che sono alla base del cambiamento, sottolineando l'importanza della motivazione. Stefania Esposito, State Of Mind, Il Giornale delle Scienze Psicologiche, 15 Dicembre 2017
3) Dossier; Modelli teorici, competenze e strategie per promuovere il cambiamento in favore di stili di vita salutari- Barbara De Mei, Cnesps, Iss, Anna Maria Luzi, Dipartimento malattie infettive, parassitarie e immunomediate, Iss. Guadagnare Salute, Editore Zadig, Milano
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