Ho scelto questo titolo un po' provocatorio modificando il testo di una canzone del famoso cantautore Cesare Cremonini, perché vorrei portarvi la testimonianza di un ragazzo di 25 anni che ho il piacere di seguire dal 13 febbraio 2018 e che per comodità chiameremo A..
La parola chiave di questo articolo è STIGMA e ho deciso di scriverla in questo modo ogni volta che verrà nominata. Prima di cominciare con il racconto, vi scrivo la definizione di STIGMA presa direttamente dal modulo di Metacognitive Training di Moritz.
Letteralmente significa: punto, ferita oppure marchio e la stigmatizzazione avviene quando delle persone o dei gruppi sono associati per attributi negativi. Questo avviene senza una verifica critica di realtà e può portare ad una svalutazione degli individui o ad una loro segregazione (1).
Ma cosa ha a che fare tutto questo con quello che sto per raccontarvi?
Eravamo rimasti alla presentazione di A., ragazzo affetto da schizofrenia con esordio a 17 anni. Dopo aver dedicato la prima parte del percorso riabilitativo alla creazione di una buona alleanza terapeutica, ho deciso, insieme allo psicologo con cui collaboro al caso, di fare psicoeducazione sui farmaci e sulla patologia con A. e con sua madre.
Per prima cosa abbiamo preso il foglietto illustrativo del farmaco in questione ed abbiamo iniziato a leggerlo insieme. Ad un certo punto A. smette di leggere ed esclama: “Ah! Ma allora io non devo prendere questa medicina! Io non sono violento!”. A questo punto mi sorge spontaneo chiedergli quale fosse il collegamento tra la medicina e l’essere violento, e lui puntualmente mi risponde: “Qui c’è scritto schizofrenia e gli schizofrenici sono violenti”.
Ve la ricordate la parola STIGMA ? Eccola lì, è in bella vista in mezzo a quelle parole cariche di rabbia, che ha impedito per anni ad A. di sapere la verità sulla sua malattia, perché tanto basta parlare di violenza ed il problema è risolto.
Dopo aver spiegato ad A. cosa fosse la schizofrenia in termini di sintomi e di difficoltà, la sua risposta è stata “Ah, a volte mi capita di sentirmi così, quindi allora le medicine mi servono!”.
Da quel giorno A. ha iniziato a prendere i farmaci e a proseguire il percorso riabilitativo con grande motivazione, i sintomi positivi sono quasi del tutto spariti e sua madre finalmente non ha paura, perché ha capito cosa prova suo figlio ogni giorno, ha compreso le sue difficoltà ed è diventata una risorsa fondamentale per rendere sana la sua qualità della vita .
Ah, recentemente è stata in grado di aiutare la madre di un altro ragazzo anch’esso affetto da schizofrenia, consigliandole a chi rivolgersi per le cure necessarie.
Perché è questo che si crea quando si “ammazza” lo STIGMA, una catena di persone pronte a dimostrare che l’informazione genera sicurezza e la sicurezza genera benessere.
Quindi invito chiunque leggerà questa storia a poter un giorno ripetere la frase con cui abbiamo iniziato, io lo ripeto ancora una volta, e se c’era una volta lo STIGMA (ho dovuto ammazzarlo).
Edit in 2020
Dott. Emanuele Pallotti
Per
PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls
Bibliografia
1) Metacognitive Training (MCT), Steffen Moritz, modulo 10 “Affrontare i pregiudizi (lo stigma).
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