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Immagine del redattoreDott.ssa Federica Bruno

Cosa entra in gioco nel momento in cui dobbiamo fare una scelta?

Abbiamo mai pensato cosa ci spinge a prendere un decisione? Nello scegliere l’una piuttosto che l’altra opzione?


Il processo che si mette in atto nel momento in cui si deve prendere una decisione, prende il nome di decision making. Il termine decision making viene utilizzato per indicare gli aspetti delle funzioni esecutive legati alla capacità decisionale e all’abilità nel modulare la percezione della ricompensa e della punizione, al fine di effettuare scelte vantaggiose (1). Questo, potrebbe influenzare il rischio di suicidio, di atti aggressivi, contribuire a difficoltà interpersonali, e modulare la risposta terapeutica (1). Interessante è la revisione condotta dallo studio citato nella nota 1, che esamina l’implicazione del decision making nelle varie patologie psichiatriche. In ogni caso, il processo del decision making deve essere rapido ed efficace ed è considerato un insieme di processi mentali, siano essi cognitivi che emozionali. Cerchiamo di capire, brevemente, in che modo le emozioni influiscano nel processo decisionale. "E' come se noi fossimo posseduti da una passione per la ragione: un impulso che ha origine nel nucleo del cervello, permea gli altri livelli del sistema nervoso ed emerge sotto forma di sentimenti o inclinazioni inconsce a guidare il processo di decisione.(2)", queste sono le parole di Antonio Rosa Damasio, insegnante di neurologia e neuroscienze al Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, in California, uno dei massimi esponenti nel campo delle neuroscienze. Secondo Damasio, le nostre scelte, vengono influenzate e guidate da rappresentazioni mentali di esperienze simili passate, caratterizzate da rappresentazioni emozionali positive o negative e , quando si entra in un dominio personale, la reazione non è solo intellettuale ma fisica (3). Damasio parla infatti di marker somatico, una sorta di “allarme” che si attiverebbe ponendo attenzione all’esito negativo di una determinata situazione/scelta guidando l’individuo nella scelta migliore. I marker somatici quindi, sono il correlato neurofisiologico delle emozioni secondarie che Damasio chiama sentimenti, intesi come processi affettivi (affects) (4) ; se negativi diventano campanelli di allarme, se positivi invece, incentivi alla scelta (3). Questi si basano sulle emozioni primarie associate all’esperienza passata, per agire nel presente, correlandole agli esiti di un’azione e fungono da fattori cognitivi nella scelta delle proprie strategie (4). Il sistema di marcatura somatica è localizzato nelle aree prefrontali ventromediali, per cui una lesione in queste regioni conduce a disfunzionalità comportamentali (4). C’è da dire però che questi marker somatici non sono sufficienti alla presa della decisione ma, come dice Damasio, rendono più efficiente e preciso il processo decisionale (Damasio, 1994) (3).

Spesso, deficit nel processo decisionale, si riscontrano in tossicodipendenze, disturbo alimentari, disturbo ossessivo-compulsivo, nella schizofrenia, nella mania e nei disturbi di personalità (Rahman et al., 2001) (3).

PRoMIND-Servizi per la Salute Mentale Srls

Dott.ssa Federica Bruno

Edit in Aprile 2019

1. The decision making: neuroanatomy, functional exploration and mental disorders, A. Tomassini, F. Struglia,P.Stratta, R.Pacifico, D. Gianfelice, D. Spaziani, A. Rossi, Rivista di psichiatria, Riv Psichiatr 2009;44(4):226-241

2. L’errore di Cartesio, A.R.Damasio, op. cit., p. 333

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