L'agire e l'agito politico possono determinare una modifica della Salute Mentale delle singole persone di una popolazione? Togliamoci subito il dubbio: si!
La cultura della paranoia, della paura e della sfiduciata deresponsabilizzazione deriva dalla sapiente capacità di parlare al nostro retaggio genetico ed ancestrale di "prede in evoluzione"; questo tipo di racconto culturale deriva dal fomento attivo dell'etnocentrismo, dal dare spazio all'incarnazione della nostra storia coloniale, della categorizzazione razziale, della discriminazione e della dominazione. L'ultima decade ha visto un'ascesa assai forte di nazionalismi etnici, populismo e di messa in discussione della diffusione libera dei diritti umani e civili, destabilizzando le atmosfere del "sentirsi al sicuro e appartenere" (Kirmayer & Jarvis, 2019); la correlazione con l'aumento della prevelanza e incidenza delle patologie mentali salta subito, silente ma chiara, alla nostra corteccia associativa: Rapporto Global burden of disease - IHME, nel 2017 sono 971 milioni le persone affette da disagio e sofferenza mentale...
Studi scientifici e l'OMS ci ricordano che le persone che sperimentano conflitti sociali, disastri naturali, violenza, abusi e un senso di disconnessione culturale e minoranza sono fortemente inclini al comportamento suicidario. Gli adolescenti, per esempio, appartenenti al gruppo complessivo delle minoranze sessuali mostrano un tasso di rischio di suicidio (OR=3.50) superiore tre volte e mezzo rispetto ai loro coetanei eterosessuali (di Giacomo et al., 2018). Non dimentichiamoci che worldwide il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti in generale.
Quindi si, politiche di disuguaglianza economica, sociale e di diritti in generale creano pressioni talmente costanti e logoranti da spezzare prima la salute mentale e poi la vita di molte persone, soprattutto giovani. Politiche "strillone", violente, disinteressate e che ignorano i nessi di causalità dei fenomeni (uno tra tanti per esempio, le conseguenze dell'uso dei social e di internet in generale, senza una coscienziosa guida educativa) creano vuoti di risposte e assenza di appigli salva-vita, creano silenzi intorno al disagio e alla sofferenza. Una lesione del diritto alla salute che l'OMS quantifica in questo modo: nei Paesi a basso e medio reddito, il 76-85% delle persone con disturbi mentali non riceve alcun trattamento mentre in quelli ad alto reddito si scende a valori che variano tra il 35-50%. Significa che quasi la metà di noi in Italia, per esempio, non riceverà mai aiuto, rimarrà abbandonato alla sua sofferenza. Sappiamo benissimo come stigma sociale e associativo fomentino questi meccanismi di evitamento e vergogna della fragilità; sappiamo purtroppo benissimo coma la cultura del perfezionismo e della performance (ben spiegata nel libro la Società della Performance - Edizioni Tlon, 2018) ci facciano sentire impossibilitati ad esprimere la nostra più umana, viva e fragile natura appunto, castrando il nostro diritto di "sentirci in imbarazzo".
Possiamo tranquillamente parlare di approccio bio-psico-socio-politico-culturale (definizione speculativa derivata da un confronto con la collega Dott.ssa Alessandra Perra, la quale ringrazio molto) come "cornice paradigmatica" del nostro agire, come "nord" della nostra bussola personale e anche professionale, per chi esercita l'impegnativo lavoro della tutela della Salute Mentale (principio cardine della Riabilitazione Psichiatrica).
Per concludere, riportiamo le Indicazioni di responsabilizzazione all'incremento delle politiche per la tutela della Salute Mentale per gli Stati membri, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization) nel 2013 col titolo: Mental Health Action Plan 2013-2020, © World Health Organization 2013; l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha concesso i diritti per la traduzione e la pubblicazione dell’edizione italiana al Centro Collaboratore dell’OMS per la Ricerca e la Formazione (WHO Collaborating Centre for Research and Training), Dipartimento di Salute Mentale, A.A.S. n.1 Triestina:
Comentários